Ci sono momenti della vita in cui si manifestano in noi emozioni di preoccupazione intensa e oppressiva: sensazioni penose che possono essere passeggere o perdurare nel tempo. Si tratta di condizioni psicologiche e fisiche che possono assumere un carattere patologico. Tutti prima o poi abbiamo sperimentato situazioni potenzialmente ansiogene: eventi della vita che possono giustificare l’insorgenza di manifestazioni psicofisiche ansiose. In natura l’ansia non ha un’accezione negativa tout court. L’evoluzione ha selezionato questo particolare meccanismo di allarme proprio per segnalarci di rimanere vigili. Perché qualcosa in noi o nell’ambiente circostante potrebbe mettere in pericolo noi e/o le perone che da noi dipendono. Quando però le risposte ansiose caratterizzano buona parte della nostra vita, non ci permettono di viverla a pieno. O ci condizionano a tal punto da evitare di fare determinate esperienze. Forse è segno che il meccanismo da fisiologico è diventato patologico.
Pensieri negativi e intensa tensione emotiva: l’ansia è un vissuto anticipatorio che genera a volte stanchezza fisica e mentale e uno stato di disagio psicologico. Spesso si accompagna a manifestazioni somatiche come tensione muscolare, problemi intestinali o gastrici. O ancora con tachicardia (battito del cuore accelerato), tremore, sudorazione, palpitazione e difficoltà respiratorie come fame d’aria, respiro corto, senso di soffocamento. Tutti disagi attivati dal sistema nervoso autonomo simpatico. A livello psicologico invece generalmente l’ansia si manifesta con emozioni oppressive proiettate verso l’attesa che si verifichi un evento avverso o qualcosa di pericoloso a noi o a persone che ci sono care. Sensazioni amplificate da un senso di impotenza, dalla paura, dall’impossibilità di concentrarsi, agitazione e spesso anche da insonnia.
Pensieri ansiogeni possono scatenarsi in seguito a un evento contingente chiaramente negativo (incidente, aver subito un furto, un lutto, ecc…) e come reazione a tale evento. Ma possono anche insorgere a seguito di eventi apparentemente neutri (trasloco, cambiamento lavorativo, ecc…). O addirittura positivi (promozioni a lavoro, inizio di una relazione sentimentale, matrimonio o convivenza, nascita di un figlio, ecc…). Si tratta in questo caso di ansia di stato. Parliamo invece di ansia generalizzata o di tratto quando i sintomi pervadono in maniera duratura tutti o quasi gli ambiti di vita della persona. Chi soffre di ansia generalizzata vive in uno stato continuo di allarme, tensione, agitazione, spesso vera e propria angoscia. Uno stato accompagnato da pensieri negativi, disagio psicologico e preoccupazione.
Stati ansiosi e stati di umore alterato in senso negativo si accompagnano molto di frequente gli uni agli altri. È abbastanza raro che una persona che ha un umore depresso e vede tutto nero non sia anche preoccupata e tesa. Tant’è che spesso si parla, anche impropriamente, di “sindrome ansioso-depressiva”. Al di là delle etichette diagnostiche possiamo considerare l’ansia e la depressione come due facce di una stessa medaglia. Facce difficilmente disgiunte e che semplicemente mostrano attraverso manifestazioni differenti due diversi volti di uno stesso malessere.
Chi vive questi disagi, sia che si tratti di ansia generalizzata che di ansia acuta o di stato, trova un efficace sostegno in un percorso di psicoterapia per due ordini di motivi. Innanzitutto perché, accompagnato dal terapeuta, la persona diventa capace di elaborare nuove strategie per gestire emozioni e situazioni negative. In secondo luogo la psicoterapia rende la persona consapevole delle ragioni profonde del proprio malessere. Spesso tali ragioni hanno poco a che vedere con il motivo o la situazione scatenante. E possono avere le loro radici nei vissuti emotivi e relazionali del passato dell’individuo ma prendere comunque nutrimento dalle sue condizioni di vita attuali. La terapia psicofarmacologica può essere un valido alleato nel trattamento integrato degli stati ansiosi. Fornisce una risposta immediata ma circoscritta nel tempo (spesso i sintomi ricompaiono non appena si sospende il farmaco ansiolitico). La psicoterapia, al contrario, è capace di generare un cambiamento forte e duraturo che mette la persona in grado di affrontare in modo diverso le sfide che la vita gli pone davanti.
Dott.ssa Mariangela Fiorelli
Psicologa Psicoterapeuta a Caserta (CE)
Psicologa Psicoterapeuta
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